La ragione che spinge l'essere umano a creare (crearsi) delle matasse astruse e di non facile lettura, dei tetri tunnel senza uscita, è davvero misteriosa.
L'esempio emblematico possiamo trovarlo nell'universo delle norme giuridiche, così ingarbugliato che neanche geni cervellotici riescono a venirne a capo... Migliaia e migliaia di leggi, decreti, articoli e commi che rimandano ad altre leggi, decreti, articoli e commi, nel frattempo magari sostituiti, aggiornati o aboliti, che rimandano ancora ad altre leggi, articoli e commi, scritti, fra l'altro, spesso in un modo non chiaro ed ermeneutico, per la "gioia" di chi, poi, deve arrovellarsi il cervello per la loro applicazione.
Queste vere e proprie matasse, gremite di miliardi di segni neri su poveri fogli bianchi, col passare del tempo e con l'aggiunta di ulteriori decreti e altrettanti articoli, aggiornamenti e modifiche, diventano talmente caotiche, da risultare impenetrabili, fino ad autoneutralizzarsi, trasformandosi spesso in pesi per non far chiudere le porte degli uffici, sedili per sedersi o proprio combustibile per camini.
L'uomo è innatamente proiettato a rendersi l'esistenza difficile, impossibile! Il suo mondo è come una stanza che ogni giorno riempie e riempie e riempie di oggetti, che alla fine gli tolgono tutto lo spazio! Ma lui, anziché svuotarla per poterci almeno camminare e muoversi, continua ancora a riempirla e a riempirla, sfruttando ogni suo millimetro quadrato ancora vuoto!
Qualcuno, a questo punto, si domanderà... Ma allora cosa deve fare l'uomo? Non deve più scoprire, curiosare, inventare, creare, varare? Certo che deve farlo! Ma una nuova scoperta, invenzione, teoria, legge e quant'altro, deve necessariamente aggiungersi alle altre rinzeppando ancor di più la stanza? Non potrebbe, invece, tendere a liberarla, a svuotarla?
Io credo proprio di si, anche perché l'uomo, ormai, in questa stanza non riesce più a muoversi! Come fa a vivere?
Quindi deve iniziare per forza a buttar via le cose, partendo, ovviamente, da quelle inutili. Ma deve buttarle via del tutto, non far finta di buttarle...
Per oggetto inutile, intendo, ad esempio, un regio decreto dei primi del '900, formato magari da 500 articoli, che potrebbe benissimo essere sostituito da una legge di 20 articoli, scritti in modo semplice, sintetico e meravigliosamente chiaro! Ma, a questo punto, quel regio decreto deve uscire dalla stanza definitivamente e ad esso non devo più creare dei rimandi, perché altrimenti non libero spazio! Il codice, o testo che sia, lo devo snellire sul serio, non appesantirlo ancor di più!
In realtà, quel regio decreto non devo buttarlo via o eliminarlo (perché ovviamente è quanto meno prezioso), ma vado semplicemente ad archiviarlo, magari dentro a una soffitta, enorme, quella della storia, dove l'uomo ci va se vuole andarci, ma non ci vive dentro ogni giorno!
Ciò a cui dovrebbe ambire il genere umano è la semplicità, la semplificazione. L'uomo deve tendere a liberare la sua stanza della vita contemporanea per potersi muovere senza intoppi, ostacoli, e in quella stanza deve tornare a vivere, correre, respirare aria fresca, saltare, ballare, divertirsi, sorridere!
Il tutto deve risultare comprensibile, intuibile, semplice, che non vuol dire banale o sciocco, anzi!
Ogni teoria, ogni scoperta, scienza, tecnologia, legge, regola, ecc., deve essere comprensibile e meravigliosamente sintetica o, al contrario, finire in soffitta.
C'è anche da dire, a questo punto, che la sintesi e la comprensibilità di un testo si ottiene affidando il compito della stesura a persone davvero capaci, nate con quel talento; dei veri e propri artisti della sempliscrittura, e non è detto che siano plurilaureati...
Mauro Valentino Fortarezza